Aggregazione ai tempi dell’osteria
Tre cose solamente mi so’ in grado, le quali posso non ben ben fornire, ciò è la donna, la taverna e ‘l dado; queste mi fanno ‘l cuor lieto sentire.(Cecco Angiolieri)
Esistono due tipi di ospitalità, quella amichevole e quella pubblica. Quest’ultima ha iniziato a svilupparsi fin dai tempi antichi: parliamo dei Greci e dei Romani, che offrivano alloggio e nei casi fortunati vitto ai viandanti che passavano per le loro strade. Per i Greci in particolare, i viandanti erano considerati i messaggeri degli dei, mentre i Romani preferivano accoglierli offrendo loro cibi semplici come uova, focacce e formaggio, ma ovviamente non mancava mai il vino, il fil rouge dell’intera storia dell’osteria.
Nel corso degli anni l’osteria ha iniziato a prendere forma, quella del ‘300 è l’hostaria che accoglieva i forestieri in cerca di alloggio e si presentava in pessime condizioni igieniche. Così è stato per molti secoli, ma poco importava: gli spiriti intraprendenti, i viaggiatori e perfino gli scrittori apprezzavano l’ambiente semplice e la cordialità dei gestori. Questi in ogni caso non sono stati ben visti per lungo tempo, perché spesso se ne approfittavano: per la maggior parte la loro clientela era composta da ubriaconi. Proprio dall’hostaria deriva il termine “infinocchiare“, ovvero imbrogliare qualcuno, perché l’oste offriva del finocchio ai suoi ospiti: la dolcezza della pianta riusciva a camuffare la pessima qualità del vino.
La Chiesa non approvava la diffusione delle osterie e delle taverne, considerate luoghi di di tentazione e di perdizione, dove gli uomini erano dediti al gioco, condividevano cibo e bevevano vino in grande quantità.
Le osterie che conosciamo oggi sono una cosa completamente diversa, sono dei locali più raffinati che tentano di comunicare e rimarcare il loro legame con la cucina tradizionale. Nonostante la tipica osteria d’un tempo sia ormai in via d’estinzione, in Italia ne sono rimaste ancora alcune. Le zone con la più alta presenza di questi locali sono stati il Veneto e l’Emilia Romagna, sono famosissime le osterie di Bologna, come quella del Sole o quella delle Dame, perché storicamente frequentate da artisti come Giorgio Gaber, Lucio Dalla e Paolo Conte.
Francesco Guccini (fondatore dell’Osteria delle Dame) ne ha cantato nella sua “Canzone delle osterie fuori porta” e non ha mai nascosto il suo amore per questi locali, da sempre luogo di aggregazione, per i quali provare una profonda nostalgia ai tempi delle recensioni sui social, dove le risate e i brindisi con i bicchieri colmi di vino fino all’orlo sono stati rimpiazzati dai selfie e dagli sguardi fissi sugli schermi dei telefoni.
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