Cibo, etica ed estetica
L’estetica va di pari passo con quella che oggi viene fieramente definita gastronomia: cultura del cibo nella direzione del bello, l’esaltazione del buon gusto e della sapiente scelta delle materie prime da lavorare. L’estetica non è strettamente legata all’immagine ma collega insieme tutti i sensi, basti pensare all’importanza che veniva data alla preparazione e presentazione del cibo nel banchetto, l’esempio emblematico ne è quello barocco. Ed è a questo punto che l’etica e l’estetica si intrecciano, perché se è vero che i sensi devono essere pienamente soddisfatti, è necessaria anche una selezione di ciò che si consuma. Da qui deriva la scelta del buono secondo determinati canoni, che spesso vanno a braccetto con la morale.
Quand’è che il cibo è etico? Sentiamo continuamente parlare di campagne contro gli sprechi, di filiera corta, rispetto per l’ambiente, il biologico, il rispetto degli animali che spesso influenza le scelte alimentari, generando poi i vari filoni di vegetariani, vegani, crudisti, fruttariani e così via. Nell’era di internet tutte le informazioni viaggiano veloci, spuntano siti e forum che dispensano consigli sulle scelte migliori da fare, offrono informazioni e indicazioni su cosa comprare, dove, come. Il cibo etico a sua volta attacca su più fronti e accontenta ed esalta i valori di più categorie: dalla lotta degli animalisti passando per i prodotti nati dalle terre confiscate alle mafie, quelli realizzati dai carcerati, c’è l’equo e solidale… E pare che una volta accostato il cibo ad intenzioni così alte e vissute in maniera entusiastica, anche l’occhio otterrà la sua ricompensa e parte della bellezza del piatto servito a tavola deriverà anche dalla soddisfazione acquisita nel compiere un’azione sentita, ma soprattutto utile, a qualcuno o a qualcosa.
L’etica e l’etichetta sono strettamente correlate? Oltre all’attenzione verso il cibo che mangiamo, la sua provenienza e il modo in cui viene trattato, è importante fare attenzione anche ai modi. Se l’estetica è importante e per alcuni tuttavia rimane un valore superficiale nel momento in cui si mantiene alta la qualità di un piatto, anche l’etichetta potrebbe finire sullo stesso piano. Non badare più alle apparenze ma alla sostanza, alla concretezza del gesto e al gusto che il piatto ci regala, la sensazione piacevole, entusiastica a volte al limite della gioia, che attraversa le nostre papille gustative.
Estetica equivale a percepire attraverso la mediazione dei sensi, Friedrich Nietzsche si chiedeva “Si conoscono gli effetti morali degli alimenti? Esiste una filosofia della nutrizione?“. In realtà la questione del cibo si estende dal filone sociale a quello economico, politico, sociologico e i punti di vista differenti dipendono dal contesto culturale, etnico e formativo in cui si vive, la scala di preferenze si raggiunge con l’accumulo delle esperienze legate ad un settore così variegato, vasto, malleabile e personalizzabile come quello del cibo. Per fortuna il senso di marcia in questi anni è cambiato e sono state considerate in modo più approfondito le ragioni etiche – che sfociano quindi nel campo della filosofia – ma non sono state abbandonate quelle estetiche: il cibo viene scardinato dalla sua funzione base, quella di nutrire, e “spalmato” su una tela ben più ampia. L’argomento è così vasto che richiede ulteriori approfondimenti settoriali, già da oggi nel nostro piccolo è tuttavia importante avere la consapevolezza di quante cose si possano fare a sostegno degli altri, dell’ambiente da cui traiamo un beneficio diretto, percependo un’armonia diffusa e una generale sensazione di benessere.
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