Favole da Venezia
Passando tra ponti e calli, le sensazioni che suscita Venezia sono diverse da quelle che si potrebbero provare in qualsiasi altro posto, perché pare che la storia diventi quasi tangibile. Venezia è stata a lungo la Serenissima, la Repubblica Marinara più potente e influente d’Europa, con un commercio fiorente sull’Adriatico, sempre in espansione. Spezie e tessuti preziosi passavano da lì, dopo che la città riuscì a rendersi indipendente dai bizantini, senza però distruggere i rapporti commerciali. Il primo Doge fu Paolo Lucio Anafesto ma sarebbe impossibile elencare una per una, in un solo articolo, tutte le storie che Venezia ha da raccontare. Oggi è la città della Mostra del Cinema che si tiene a fine estate, quando il Lido viene invaso dalle star internazionali, è la Venezia artistica della Biennale, del Gran Teatro la Fenice. La grande potenza che fu aveva un vasto dominio tra terra e mare, un pessimo rapporto con il papato, ma in città arrivavano anche i più importanti artisti a cercare l’ispirazione. In epoca rinascimentale vengono in mente subito Tiziano, Giorgione e Tintoretto, poi ci fu il periodo barocco. Ed è subito Vivaldi, ma anche Albinoni, viene da pensare al teatro di Carlo Goldoni, oppure alle opere di Antonio Canova, il celebre seduttore Giacomo Casanova.
Venezia è i ponti – quello di Rialto, il più famoso e anche il più antico -, la festa di San Marco e il bòcolo che viene offerto alle donne in segno d’amore; la festa del Redentore, i gondolieri che cantano, il Ponte dei Sospiri che no, nulla ha a che fare con gli innamorati. Ogni angolo della città ricorda del suo antico splendore: dopo aver raggiunto l’apice, la Serenissima dovette però cedere di fronte alla prepotenza di Napoleone Bonaparte, che fece abdicare il Doge Ludovico Manin e fece entrare le truppe francesi. Nella città di Marco Polo, che partì alla volta della via della seta insieme al padre e lo zio. Emblema dei commercianti viaggiatori veneziani, Marco Polo dalle sue esplorazioni trasse Il milione, che influenzò non poco, in seguito, tutto quello che fece Cristoforo Colombo. Nel suo libro il viaggiatore riportava storie esotiche, racconta dell’India e della Cina, di questi strani spaghetti ricavati dagli alberi (di soia) e del modo alternativo di utilizzare il riso per fare il vino.
Venezia è dove si brinda – spritz o ombra de vin – nei bacarèti, ci sono le chiese, i campanili storti, i sotopòrteghi e le cucine che emanano odori invitanti. Quello delle cipolle bianche, rigorosamente di Chioggia, per preparare il fegato alla Veneziana. Quando arriva la primavera, sui banconi è un tripudio di baccelli, è tempo di risi e bisi, per non parlare poi degli spuntini a base di vino e sardée in saòr. A Venezia, tra le fritole del suo inimitabile Carnevale e una fugassa di Pasqua, hanno trovato rifugio e ispirazione numerosi scrittori, come Thomas Mann e Johann Wolfgang Goethe. Passando tra il Ghetto, Arsenale e Dorsoduro, tra corti, campi e fondamenta, molti registi hanno deciso di ambientare le loro storie a Venezia. A dire il vero, ancor prima di loro lo aveva fatto William Shakespeare, con “Otello” e “Il mercante di Venezia”, riportato sul grande schermo con Al Pacino. Ci sono, poi, “Venezia, la luna e tu” di Dino Risi, “Anonimo veneziano” di Enrico Maria Salerno, “Dimenticare Venezia” di Franco Brusati, “Pane e tulipani” di Silvio Soldini o, più recentemente, il romantico “Dieci inverni” di Valerio Mieli e opere hollywoodiane del calibro di “The Tourist”, qualche passaggio di James Bond e “Inferno” di Ron Howard, tratto dal libro di Dan Brown.
E poi c’è Hugo Pratt. Impossibile pensare a Corto Maltese senza farsi venire in mente “Favola di Venezia”: la Louise Brookszowyc omaggio alla Valentina di Guido Crepax, l’Hipazia tale e quale a Patty Pravo (veneziana doc), Rasputin e D’Annunzio, Baron Corvo, tutta la sua dimensione onirica e, alla fine, le parole più belle, tra quelle che meglio descrivono l’atmosfera veneziana:
“Ci sono a Venezia tre luoghi magici e nascosti: Uno in calle dell’amor degli amici; un secondo vicino al ponte delle Meraveige; un terzo in calle dei marrani a San Geremia in Ghetto. Quando i veneziani (e qualche volta anche i maltesi…) sono stanchi delle autorità costituite, si recano in questi tre luoghi segreti e, aprendo le porte che stanno nel fondo di quelle corti, se ne vanno per sempre in posti bellissimi e in altre storie“.
(Hugo Pratt – Favola di Venezia)
Foto di Federica Di Giovanni
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