Valerio Lo Russo, tra il mar Mediterraneo e sogni nel cassetto
Dal mare alla campagna
La passione, dopo oltre vent’anni di attività, rimane ancora, ma quando si è tuffato in quest’impresa, Valerio non aveva fatto i conti con gli orari: “Questo è un lavoro che richiede sacrificio costante. All’inizio tenevamo il locale chiuso per un mese ad agosto, due settimane a Natale e una a Pasqua. Poi mio padre, da bravo commercialista, mi ha fatto notare che forse era il caso di adeguarsi ai colleghi!”. Tra tutti i piatti che prepara nella sua bottega, Valerio Lo Russo preferisce la frittura: “quella che facciamo noi è tanta roba!”. Se, invece, dovesse scegliere un gusto di gelato, sarebbe il marron glacé. Un gusto dolcissimo, soprattutto per chi, come Valerio, in realtà è un amante del salato. “Però questo gusto mi ricorda i gelati che mangiavo da piccolo, erano la cosa più buona che c’era”. Da piccolo Valerio era un bambino “un po’ capricciosetto e un po’ viziato, in quanto figlio unico”. Da grande è un ristoratore che ha come sogno nel cassetto quello di “una bella casa in campagna dove poter coltivare le mie verdure. La mia fine sarà vegetariana”. Il presente, invece, ha il profumo del mare ed è una bottega al Mercato Centrale Torino, a Porta Palazzo, un luogo della città piuttosto controverso. Le aspettative rimangono alte: “Adesso che la sto vivendo di più, devo dire che non è poi così male. È bello poter ricreare un ambiente sano. Siamo tutti professionisti e quando abbiamo iniziato a cucinare, la sera prima dell’apertura, mi sono venuti i brividi. C’era il profumo dei nostri piatti ed era bello vederci tutti insieme, uniti nel fare lo stesso lavoro con grande passione. Sono sicuro che si creerà un bel gruppo”. Dalla primavera torinese che segna l’apertura del Mercato a Torino, fino alla sua stagione preferita: “È l’estate, mi piace molto il mare. Di solito trascorro le mie vacanze in Sicilia o in Sardegna. Se dovessi consigliare un posto dove andare, direi la Sicilia da Siracusa in giù: è davvero spettacolare”.
Foto di Federica Di Giovanni
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