Come in Lilli e il vagabondo: cibo e film d’animazione
Guardando “Kiki – Consegne a domicilio” (Kiki’s delivery service) sembra di poter quasi sentire il profumo del pane appena sfornato. C’è poi l’ormai celebre pie a forma di pesce, a base di aringhe e zucca, forse più invitante per il suo aspetto che per il suo contenuto. Un’altra apparizione ricorrente sono le lunch box, o meglio i bentō, un corrispettivo della nostra schiscetta, esteticamente molto curate. Ne vediamo una ne “Il mio vicino Totoro” e ne “La collina dei papaveri” (From Up on Poppy Hill) e “Your name”. In “Ponyo sulla scogliera” basta vedere gli ham noodles per avere subito un’irresistibile voglia di ramen, mentre guardando “La città incantata” (Spirited Away) verrebbe subito voglia di partecipare al tea party con torte, biscotti, tè e zucchero in zollette; per i fan de “Il castello errante di Howl”, in questo caso il tea party è a base di pane e salame. Tra i piatti della tradizione orientale non mancano i dumpling a base di carne (Laputa – Castello nel cielo), le palle di riso o la bowl con riso, gambero fritto e daikon marinato di Kamajī (La città incantata), lo spirito aracno-umanoide con otto braccia. Come dicevamo, la differenza spesso la fa anche l’ambientazione del film, come nel caso di “Porco Rosso”. Essendo ambientato in Italia, non poteva di certo mancare un bel piatto di spaghetti.
Spaghetti e polpette per cene romantiche
Se si tirano in ballo gli spaghetti, i più famosi della storia dell’animazione sono senza dubbio quelli con le polpette di “Lilli e il vagabondo”, protagonisti di una delle scene più romantiche di sempre. Anche nei film Disney, dopotutto, si trova moltissimo cibo, senza nemmeno andare troppo lontano nel tempo. Un intero film, anzi, è stato dedicato al mondo del cibo e si tratta dell’adorabile “Ratatouille”, il film Disney Pixar del 2007 con protagonista il celebre topino Remy, il cui titolo rimanda a un piatto tradizionale francese a base di verdure. Grazie a lui, il freddo e distaccato critico Anton Egò si scioglie e rivive delle emozioni che lo riportano all’infanzia. E, tanto per restare in Francia, chi non avrebbe voluto, come Groviera, inzuppare dei biscotti nella crema di crema alla Edgar de “Gli Aristogatti”? Nel film del 1970, inoltre, l’oca zio Reginaldo riesce a scappare dalle grinfie di un cuoco di un ristorante che vuole metterlo in pentola, un po’ come succede a Sebastian ne “La Sirenetta”. Anche lui si trova davanti un sadico cuoco francese ma per fortuna riesce a scappare, diventando protagonista di una delle scene più esilaranti del film. Non si può non pensare, poi, alla mela avvelenata di “Biancaneve e i sette nani” che, tra l’altro, si diletta nella preparazione di una torta dall’aspetto squisito. Tornando ai tea party, ma stavolta non dello Studio Ghibli, non si può non menzionare quello del Cappellaio Matto in “Alice nel paese delle meraviglie”, sulle note della canzone di buon non compleanno. In generale, in tutto il film il cibo ha sempre una valenza simbolica e, soprattutto, magica, fatta eccezione per le povere ostrichette curiose. Ci sono poi i fichi d’india e la frutta tropicale de “Lo stretto indispensabile” ne “Il libro della giungla” o gli insetti tanto amati da Pumbaa ne “Il re Leone”. Il cibo è sempre una tentazione irresistibile, anche nella sua forma più semplice: provate a chiedere al ghiotto topolino Gus Gus in “Cenerentola”, che impazzisce per un cumulo di mais o a Winnie Pooh che senza miele proprio non sa stare.
Di tutt’altro cibo si parla se passiamo alle ambientazioni de “La spada nella roccia”, dove in una sera nevosa c’è una tavola imbandita per celebrare la vittoria di “sir” Caio a Londra: colui che ambisce a diventare re d’Inghilterra ama spolpare le cosce di pollo, di certo non con la grazia che si addice a un sovrano. Non ha molta grazia nemmeno il muscoloso Gaston che canta e brinda con enormi boccali di birra in un pub e che mangiava “fino a quattro dozzine di uova ogni dì” per diventare grande e forte. Belle invece, al castello della Bestia, insegna le buone maniere al suo scontroso inquilino che non sa ancora usare le posate. Quello che viene subito in mente in questo caso, è la danza delle stoviglie e del cibo capitanata da Lumiére sulle note di “Stia con noi”. Il cibo è sempre associato al contesto in cui il film è ambientato, emblematico in questo caso è “La principessa e il ranocchio”: siamo a New Orleans nel 1926, non poteva esserci piatto più rappresentativo di un gumbo, la saporitissima zuppa è un vero e proprio must della Louisiana e Tiana, la protagonista, sogna di aprire un ristorante di successo. In molti hanno raccolto tutte le ricette presenti nei film e hanno provato a riprodurle a casa, per chi ama cucinare è una sfida molto divertente. Certo, i risultati non possono essere sempre identici a quelli che hanno rapito la vostra attenzione sullo schermo. Se per esempio, come le fatine de “La bella addormentata nel bosco”, vi viene in mente di preparare una torta a più piani, sappiate che per farla davvero bene serve molta esperienza con la pasticceria… o un pizzico di magia.
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