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Estate, gelato e serotonina

Postato il 8 Maggio 2015 da Elide Messineo
Il caldo è ufficialmente arrivato e il cambio di stagione dell’armadio ci ha messi di fronte alla cruda realtà. È tempo della prova costume, di mangiare frutta, bere bevande fresche, il momento in cui si inizia a pensare alle vacanze, alle domeniche al mare, inizia la ricerca del punto più fresco e, ancor meglio, del gelato migliore da trovare in città.

Firenze da questo punto di vista ha davvero molto da offrire, così come l’Italia in genere. Il gelato infatti è una vera e propria arte, una tradizione che si tramanda e che permette di non perdere di vista l’importanza e il valore dell’artigianato.

Il gelato ha origini antichissime, così tanto che non sono del tutto definite. Pare si usasse già nell’antica Cina, ma quello che conosciamo noi deriva da un’usanza che si diffuse in Egitto, poi importata dal mondo arabo alla Sicilia: la neve veniva raccolta e conservata per poi essere mescolata a miele o a succhi di frutta.

Come tutte le cose, anche il gelato ha seguito una sua evoluzione e l’Italia è stata sempre in pole position per quanto riguarda l’innovazione in questo campo. Basti pensare al Cafè Napolitaine di Parigi in cui nel 1803 Alessandro Tortoni inventò il biscotto gelato (e anche la tranche napolitaine). La moda, infatti, ha preso piede in tutta Europa a partire dalla Francia, che all’epoca dettava tendenza su tutti i fronti. E se dobbiamo la nascita del cono a Italo Marchioni (nel 1903), la diffusione del gelato negli USA è merito di un certo Mr. Bosio (Giovanni), che nel 1800 aprì la Ice Cream House a Philadelphia, prima gelateria oltreoceano.

E qui c’è da fare una precisazione: mai confondere il gelato (il termine viene mantenuto in italiano anche all’estero proprio per distinzione, come fosse un marchio di fabbrica) con l’ice-cream, che è tutta un’altra storia e riguarda la produzione in grande serie e perciò segue una diversa procedura di preparazione.

Tanto per pensare a qualcos’altro di rinfrescante e sempre motivo d’orgoglio made in Italy, c’è pur sempre la granita. Nessuno batte quella siciliana, solitamente a base di agrumi, mandorle, caffè o cioccolato, un vero e proprio salva-vita nelle giornate più afose che ha trovato larga diffusione su tutta la penisola, come gli arancini. Ma anche qui non va confusa con la variante romana, la grattachecca, o con il sorbetto. Pure quest’ultimo arriva dalla tradizione araba poi importata in Sicilia e nasce dall’usanza di mescolare la neve con succhi dolci (“Sherbat” significa proprio “dolce neve“) e che può essere considerato il punto di partenza del gelato.

Le evoluzioni di questo delizioso alimento capace di stimolare la serotonina (l’ormone della felicità) hanno portato alla produzione industriale su scala nazionale e internazionale facendo il successo di numerose aziende, ma hanno portato anche a contaminazioni e sperimentazioni da parte degli esperti del settore, che hanno pensato di aggiungere gusti inusuali e particolari. E no, non stiamo parlando del gusto “Puffo”, ma di gusti che solitamente non vengono associati ad alimenti dolci, come il gorgonzola, il basilico e perfino la ‘nduja.

Estate, gelato e serotonina