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Il silenzio della noce

Postato il 28 Gennaio 2020 da Elide Messineo
Dioniso, durante il suo viaggio in Laconia, era ospite del re Dione quando perse la testa per una delle sue tre figlie, Caria, che peraltro ne ricambiava i sentimenti. Le sorelle Orfe e Lico, gelose, fecero di tutto per contrastare l’amore tra i due, indagando sulla vita del dio. Da Apollo, le sorelle avevano ricevuto il dono della profezia ma avevano l’obbligo di non utilizzare le loro capacità per scoprire i segreti degli dei. Avendo infranto quest’obbligo, andarono incontro all’ira di Dioniso, che per punirle le fece impazzire e poi le trasformò in rocce. La povera Caria, scoperta la terribile sorte delle due sorelle, non riuscì a sopportare il dolore e ne morì. Disperato per aver perso il suo amore, Dioniso decise di trasformare l’amata in un rigoglioso e fecondo albero di noce. Venendo a sapere dell’accaduto, la dea Artemide avvisò il re Dione e la moglie Anfitea della morte delle figlie: i laconi, grati per il gesto di benevolenza della dea, eressero un tempio in suo onore e in ricordo di Caria, per omaggiare la loro principessa. Lo decorarono con grandi statue in noce modellate su sembianze femminili che, da allora, hanno preso il nome di cariatidi.

Dal Paleolitico alle credenze popolari

L’albero di noce, originario dell’Asia minore, esiste da sempre, da ancora prima che esistesse l’uomo. I reperti archeologici ci dicono che è riuscito a sopravvivere alle glaciazioni e che l’uomo ha iniziato a scoprirne le proprietà e a utilizzarne i frutti nel Neolitico. La noce è un frutto apprezzato e ha numerosi effetti benefici: aiuta la digestione, fa bene al cuore, al colesterolo, migliora le prestazioni fisiche ed è un ottimo alleato per le ossa. È un frutto ricco di Omega 3, utile per la prevenzione del tumore al seno; è ricco di zinco, rame, fosforo e vitamine, aumenta l’afflusso di sangue ai muscoli. I suoi benefici sono stati noti fin dai tempi più antichi, tanto che i greci lo consideravano un albero sacro. L’uomo, inoltre, ha sempre avuto un rapporto molto stretto con gli alberi e se ne trovano moltissimi riferimenti sia dal punto di vista religioso che mitologico, in positivo o in negativo. In quest’ultimo caso è la Bibbia a non offrire sempre un’immagine particolarmente positiva dell’albero e dei suoi elementi. Escluso dal paradiso terrestre, l’albero di noce sarebbe anche quello da cui fu estratto il legno per costruire la croce portata da Gesù.

Il frutto è conosciuto per essere molto nutriente e quindi un ottimo alleato in tempo di carestia ma è stato a lungo considerato anche come l’albero attorno al quale si svolgevano rituali pagani e questo è uno dei motivi per cui le noci sono entrate a far parte di numerose credenze popolari. Si è pensato per molto tempo che questo frutto avesse un influsso su tutte le problematiche legate alla testa e che potesse essere curativo sia per la mente che per l’amore – in quest’ultimo caso, se veniva messa nelle tasche dei giovani poteva farli innamorare. Paracelso consigliava il consumo di noci per la cura delle malattie mentali e, sempre per via della loro forma molto simile al cervello umano, erano spesso considerate un simbolo di saggezza nascosta. Secondo la medicina cinese un infuso di foglie di noce può essere utile per curare tosse e asma, mentre in alcuni luoghi c’è chi crede che ricevere un sacchetto di noci in regalo sia utile per esaudire i desideri, in altri c’era chi era convinto che se una donna avesse indossato noci tostate nel corpetto dopo il matrimonio, avrebbe potuto ritardare il concepimento di un figlio di tanti anni quante erano le noci nascoste. In alcune zone della Sicilia si crede che tenere una noce in tasca possa proteggere dalla cattiva sorte.

Buona parte delle credenze negative a cui l’albero di noce viene associato dipendono dalla sua capacità di non far crescere alberi intorno a sé. Fino a quando la scienza non ha permesso all’uomo di scoprirlo, non si poteva sapere che la colpa era tutta della sostanza tossica prodotta dall’albero. La juglandina secreta dalle foglie e dalle radici rende il terreno circostante inabitabile per altre piante, inoltre l’albero di noce richiede un notevole apporto di sali minerali per crescere e tende a impoverire il terreno, il ché renderebbe più difficile la sopravvivenza di altre piante, motivo per cui tutte stanno accuratamente alla larga dal noce. Forse per lo stesso motivo si era diffusa la credenza secondo la quale riposare sotto un albero di noce garantiva un risveglio col mal di testa o perfino la febbre. Per qualcuno vale l’esatto opposto, vale a dire che portare un rametto in tasca, preso dall’albero sotto cui si è riposato, è un portafortuna. Se dovesse capitare di sognare durante il suddetto riposo, indipendentemente dagli esiti della siesta, sappiate che se doveste sognare proprio delle noci sgusciate significa che presto potrebbe succedervi qualcosa di bello.

Ogni parte dell’albero di noce e dei suoi frutti è utile e utilizzabile, a partire dal suo legno, considerato particolarmente pregiato. I tannini presenti nel tronco e nel mallo, invece, sono usati per conciare pelli e in generale come tinture. Nell’epoca di Domiziano l’albero di noce era legato al culto di Iside e la leggenda narra che il noce di Benevento, legato proprio a questo culto, fu strappato per volere del sacerdote Barbato nel VII secolo perché considerato sacrilego proprio per via dei rituali pagani. Una delle usanze più diffuse e conosciute è senza dubbio quella legata ai fuochi della notte di San Giovanni. Nella notte tra il 23 e il 24 giugno veniva fatta la raccolta per la preparazione del nocino, che veniva affidata alle donne più esperte nella preparazione del proprio liquore. La donna che si occupava della raccolta doveva salire a piedi nudi sull’albero e staccare i frutti migliori con le sue mani, senza utilizzare contenitori di metallo. L’albero di noce più noto e controverso rimane, come dicevamo, quello di Benevento, legato ai rituali sabbatici delle streghe (janare). Fa riferimento ai tempi in cui Benevento era capitale di un ducato longobardo e i rituali pagani dei longobardi mal si sposavano con le credenze religiose radicate nel territorio. Pare che la comunità lì stanziata usasse fare raduni intorno al fiume Sabato (e da qui sarebbe poi derivato il nome dato ai sabba) per venerare Odino e l’albero di noce di cui ancora oggi si parla sarebbe stato proprio nei pressi del fiume. Oggi non ci sono più così tante credenze e falsi miti legati alle noci, rimangono storie affascinanti da raccontarsi attorno a un fuoco scoppiettante, legate a una tradizione antica, da tramandare oralmente. Non si userebbero, altrimenti, così spesso in cucina, dove possono essere impiegate in maniera versatile sia per la preparazione di piatti dolci che salati.