Tapas, un viaggio nella cultura gastronomica spagnola
Negli ultimi anni questa usanza spagnola si è fatta apprezzare molto anche in Italia, merito della globalizzazione, degli studenti Erasmus che contaminano le varie culture ma anche e soprattutto di una formula che funziona, impossibile negarlo. Tapa è un po’ finger food ma non ama questo appellativo. Le preparazioni di questo piatto tipico spagnolo possono essere declinate all’infinito, a seconda del luogo, della stagionalità, delle preferenze. Solitamente le tapas si mangiano all’ora dell’aperitivo o come antipasto, tra le più diffuse ci sono gli affettati, come il jamòn iberico o il chorizo, ma anche insalata russa, olive, formaggi. Non mancano i piatti caldi, come le celebri patatas bravas fino al pesce fritto o il polpo alla galiziana.
Il termine deriva da “tapar”, ovvero “coprire”. Era usanza, un tempo, coprire i bicchieri di vino con una fetta di pane o un piattino per far sì che gli insetti non cadessero dentro il bicchiere. C’è chi racconta che sia stato Re Alfonso a introdurre l’idea di aggiungere dei piccoli stuzzichini come accompagnamento al suo bicchiere di vino; in Andalusia la versione che va per la maggiore è quella delle tapas come accompagnamento allo sherry. Il bicchiere del celebre liquore veniva coperto con un piattino, in seguito riempito con mini-assaggi di varie pietanze tradizionali e locali.
Chiunque vada in Spagna ne fa almeno un assaggio, ormai sono talmente diffuse che bisogna stare attenti a non cadere in qualche trappola per turisti e andare alla ricerca del tapas bar migliore. Basta chiedere alla gente del posto, che sicuramente saprà dare ottime indicazioni. I tapas bar sono luoghi di ritrovo e non è insolito vedere la gente fare dei veri e propri tour per i vari locali. Anzi, è altamente consigliato non rimanere fermi nello stesso posto, ma godere delle bellezze della città, nutrire la mente e al contempo fare delle soste nei tapas bar per nutrire il corpo!
Le tapas vanno di pari passo con il drink, in particolare birra e vino, diventano quindi una preparazione preferita soprattutto all’ora dell’aperitivo ma che rischia spesso di trasformarsi in un pasto completo. Assaggio dopo assaggio, anche le tapas finiscono per riempire lo stomaco. L’equivalente italiano, o meglio, la cosa più simile alle tapas che si trovi in Italia si nasconde tra i bacari veneziani. Bisogna andar a cicheti, la tradizione veneziana è leggermente diversa e la storia dei cicheti ha radici più profonde ma il concetto di fondo non cambia. Un’ombra de vin e un piccolo assaggio, a Venezia sono più diffusi quelli a base di pesce, come baccalà mantecato e alici marinate, ma se ne possono trovare davvero di tutti i tipi. L’origine delle tapas viene fatta risalire all’Ottocento, in Andalusia, la regola principale è rimasta sempre la stessa: non si mangia mai da soli. Sono un cibo che richiede convivialità, va condiviso con gli amici, si gira da un locale all’altro per conoscere nuova gente, scambiarsi le portate e divertirsi. Tra una fetta di jamòn serrano, gamberi e peperoni fritti, c’è davvero da sbizzarrirsi, le tapas sono l’ideale perché sono alla portata di tutti. Soprattutto di chi non può permettersi di spendere troppo ma è curioso di scoprire i sapori del luogo in cui si trova. Girando per i tapas bar sarà come fare un viaggio gastronomico, ogni locale ha la sua specialità. Esistono tantissimi siti e blog che consigliano i posti migliori in cui assaggiarle, l’importante è condividere sempre e non farsi mancare chiacchiere e divertimento tra una “ronda” e l’altra.
Foto di Federica Di Giovanni
-
Articolo precedente
« La rivoluzione d’ottobre: Russia, cibo e luoghi fin troppo comuni